Hecateia Carmina
Le parole per me vengono a posteriori, terminata la configurazione. Quando interrogo ciò che io stessa ho creato e lo contemplo per esito di un invito. Lasciandomi condurre verso il silenzio mi pongo in condizione di attenzione, sapendo per esperienza che l’immagine può sussurrarmi.
Constato che ritorna un archetipo che è presente nei tarocchi, la lamina XI, la Forza in cui l’aspetto ferino è domato da una forza mite, femminile. La belva che negli arcani è un leone, è invece un drago nella mia immagine, ovvero colui che custodisce la perla, forse il talento... quindi la possibile nostra fioritura.
Ritorna anche il tema della musica, forse echi della figura di Orfeo, che nella figura dai capelli immersi nelle acque, è una giovane donna, dalle fattezze e cromatismi tipici di fata, sostenuta da un simbolo di eterna sapienza, canta forse silente, il segreto del ciclico Amare.
Tutto concorre direi a rafforzare il tema della potenza ancestrale che presiede e ordina e certo dis-ordina ma che chiede di porgere l'orecchio-cuore per cogliere accordi più profondi e misterici che raccontano di regalità possibili alla fonte: armonizza questa grande Madre, tutto il mondo del vivente. Tutto il mondo del vivente comunica e si manifesta musicale in lei .
Nel libro sapienziale, in trasparenza, il seno che è occhio corporeo di vista ulteriore.
Lei, questa figura ecatiana, arriva con le tenebre, portando un velo di marea o nebbie acquoree attraverso le quali si intravedono fondali e grotte che ospitano e conservano le forme originarie della scrittura della
Hecateia carmina, opera su legno cm 50 x 70, anno 2020